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Immagine del redattoreRosa Colucci

Afferrare Kairos. L’INDAC e il diritto all’arte e alla creatività per la costruzione di nuovi mondi

Kairos era un dio minore e misconosciuto del catalogo sacro dell’antica Grecia. Governava il “tempo opportuno”, anzi meglio, il “momento giusto” e si presentava con un bizzarro taglio di capelli, nuca rasata e ciuffo in fronte. Difficilissimo afferrare Kairos, anche riuscire a stargli dietro. L’unico modo era precederlo e prenderlo per la ciocca, davanti.



Kairos è il dio di un tempo ricco di significati, diversi dagli altri ambiti del Tempo che Chronos e almeno altri tre dei si erano spartiti: per questi ultimi il tempo era solo quantità, una dimensione misurabile. Per Kairos invece è il momento speciale, il treno che passa una sola volta, è l’attimo di panico del nemico in battaglia su cui innestare svelti la vittoria, è l’intervento decisivo del medico, il vento buono che fa evitare al navigatore le trappole del mare.


Ebbene, nella sua finora brevissima vita l’INDAC può ben vantare di essere riuscito ad afferrare Kairos per il ciuffo, arrivando con la sua costituzione nel momento più opportuno, ovvero quello che segue una crisi, lì dove il bivio si biforca nelle strade – difficilissime da scegliere – del pericolo e dell’opportunità, nel libero arbitrio di poter scegliere di costruire qualcosa di nuovo da qualcosa di vecchio.


L’INDAC si pone fra i suoi obiettivi quello di promuovere e diffondere la cultura del diritto dell’arte e dei beni culturali, ben consapevole che l’esperienza estetica e creativa sono necessarie per la creazione dell’inedito e quindi di nuovi mondi, diversi e certamente migliori di quello realizzato finora. Dalle esperienze di creazione e fruizione, e dalle conseguenti emozioni estetiche, nascono infatti tensioni che rinviano fra le altre cose anche a una ambiziosa e magnifica progettualità politica (diversissima rispetto a quella di piccolissimo cabotaggio a cui siamo spesso costretti ad assistere), perché la possibilità di immaginazione e creazione dell’inedito permettono di traguardare l’orizzonte dell’esistente e generare quello che prima non c’era. Ecco perché è fondamentale in questo periodo di post pandemia essere capaci di inventare sia nuovi oggetti culturali (un esempio: l’opera d’arte) ma anche – come per la nostra associazione - nuovi soggetti culturali, di valore decisivo per generare nuove prospettive e connettersi al mondo.


Una massima di Confucio dice: “Oggi è soltanto quel domani che ieri ti faceva tanta paura”. Insomma, il cambiamento è già avvenuto, siamo già fuori da una semplice successione di prima e dopo. Nel nostro caso cambiare e apprendere vogliono dire la stessa cosa e anche l’apprendimento a suo modo è l’atto creativo di un io (e di una professionalità) in divenire.

L’INDAC nasce in un ambito, quello professionale, denso di opportunità dove finanche le criticità contingenti devono essere viste come foriere di nuove visioni: la precarietà (in senso lato o anche no) dei professionisti, la propensione verso il “non ancora”, costringe infatti a guardare fuori dalla caverna, a “camminare sul baratro” – come gli artisti! -, a innescare processi di trasformazione per riconoscersi soggetti attivi nel mondo. Ecco perché la nostra associazione non ha paura di attraversare steccati disciplinari, come la realtà complessa dei nostri tempi impone, non solo per dare un importante contributo al diritto dell’arte e dei beni culturali ma anche al diritto all’arte e ai beni culturali, da intendersi come necessità dell’individuo a un accesso quanto più sereno e semplice all’esperienza estetica e alla dimensione creativa.

La nostra istituzione culturale è una piazza del sapere, motore di crescita individuale e collettiva, dove poter immaginare (e quindi creare) il domani e per costruire una nuova classe professionale e dirigente in un contesto di identificazione, aggregazione, fecondità e apertura mentale.

(In foto è ritratto il nostro Kairos con la nuca rasata e il ciuffo da afferrare ne "Il Tempo Opportuno", affresco di Francesco Salviati (1543-1545), Sala dell'Udienza, Palazzo Vecchio, Firenze)

Rosa Colucci

Coordinatrice INDAC



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